Editore: Uovonero
Anno di pubblicazione: 2016
Autore:Antonio Ferrara
Prezzo: 15,00 Euro
“E pensai che comunque la mia vita era stata bella, e che ero sempre Mané Garrincha, il passerotto, ala destra del Brasile, il passerotto con un’ala sola, quinto figlio di Amaro e Carolina, storpio e calciatore.”
Si conclude così questa graphic novel che parla di perseveranza oltre le avversità della vita, perché la storia di Manoel Francisci Dos Santos, in arte Garrincha (nomignolo affettuoso, che significa passerotto, con cui la sorella lo chiamava) è allo stesso grande e amara.
Infatti se nascendo gli vengono date in dono delle carte da giocare, quelle che lui ha in mano non sembrano delle più fortunate: sin da bambino fuma sigari di paglia e beve cachimbo, alcolico a base di cachaça (acquavite ottenuta dalla distillazione del succo di canna da zucchero) che i genitori gli danno per fargli passare i dolori alle ossa, perché Manoel, a causa della poliomielite, ha la spina dorsale storta e il bacino sbilanciato, per cui ha una gamba più corta, una gamba storta in dentro e una storta in fuori. Il dolore però non lo ferma, abbandona la scuola dopo la terza media, a 14 anni comincia a lavorare nella fabbrica tessile di Pau Grande, non è un impiegato modello, ma si distingue nella squadra amatoriale della fabbrica, lo Sport Club Pau Grande. Gioca così bene che, una volta licenziato per la svogliatezza, viene riassunto per farlo tornare in squadra (pur essendo poi messo a occuparsi dei lavori che nessun altro voleva).
La sua carta fortunata è quella del calcio che continua ad accompagnare le sue giornate e a farlo notare. Gli viene chiesto di giocare a Petropolis nella squadra del Cruzeiro Do Sul e poi, sempre a Petropolis, passa al Serrano dove è pagato 30 cruzeiros a partita. Garrincha comincia una vita da pendolare, non lasciando la sua squadra di Pau Grande per debito di amicizia e affetto verso il suo capo, che gli aveva conservato il posto di lavoro. Andare avanti e indietro è così faticoso che alla fine Manoel rinuncia ad una delle due squadre e – questo ci dice già molto di lui – rinuncia al contratto con il Serrano.
Ai soldi Garrincha sembra poco interessato, del calcio gli interessa il gioco più che l’ingaggio da giocatore professionista, ma il suo talento lo porta sempre più lontano: finisce a giocare per il Botafogo e poi anche nella nazionale brasiliana con la quale vince per la prima volta un mondiale nel 1958. Purtroppo per lui alcool e donne sono le sue altre passioni che lo porteranno alla rovina e poco dopo alla , all’età di 50 anni.
Garrincha, alegria do povo, a sentire i medici era un invalido e non avrebbe potuto giocare, eppure il calcio è stata la sua vita, una vita che spesso è andata storta, così come le sue gambe, fuori da un campo di calcio che l’ha visto invece dribblare i suoi avversari e lasciarli senza parole, partita dopo partita.
Una storia che ci racconta che le difficoltà che accompagnano le nostre vite e le nostre differenze possono essere una risorsa e la spinta per perseverare nei nostri obbiettivi.
Buona lettura a tutti voi!