Metodo Montessori e ‘Pedagogia all’aperto’
Pedagogia montessori: Principi
Servire i bambini significa soffocare le loro capacità. Quindi compito dei genitori, dei maestri e degli educatori è aiutarli a compiere da soli le loro conquiste come camminare, lavarsi, allacciarsi le scarpe e poi leggere, scrivere e far di conto.
“La madre che imbocca il bambino senza compiere lo sforzo per insegnargli a tenere il cucchiaio, non lo sta educando, lo tratta come un fantoccio. Insegnare a mangiare, a lavarsi, a vestirsi è un lavoro ben più difficile che imboccarlo, lavarlo e vestirlo.”
Non bisogna giudicare la capacità dei bambini in base all’età e di conseguenza limitarli nello svolgimento delle attività perché troppo piccoli. Bisogna dimostrare fiducia e lasciar loro svolgere i compiti più facili. Ad esempio un bambino di due anni potrà mettere il pane in tavola, mentre quello di quattro portare i piatti. I bambini sono soddisfatti quando hanno dato il massimo di cui sono capaci e si sentono autonomi nel poter esercitare le loro abilità.
Abituare un bambino a svolgere ogni mansione con precisione è un ottimo esercizio per sviluppare l’armonia del corpo
I bambini sono naturalmente attratti dai particolari e la loro curiosità è stimolata dal compiere con esattezza determinati atti e rituali. Per esempio, lavarsi le mani diventa un gesto più interessante se si insegnano loro dei movimenti ordinati, precisi e lenti per farlo, dove e come si deve riporre il sapone e in che modo vadano
asciugate le mani; anche un’azione semplice come versare l’acqua può diventare più divertente per il bambino e insegnargli in modo indiretto la cura per gli oggetti e il mondo che lo circonda; imparare ad agire con precisione è un ottimo esercizio per armonizzare il corpo ed avere il controllo dei movimenti. Uno degli esercizi più utili consigliati dalla Montessori è insegnare ai piccoli ad apparecchiare con diligenza, servire a tavola, mangiare composti, lavare i piatti e riporre le stoviglie.
Il maestro/educatore montessoriano non è un insegnante che sale in cattedra e dispensa dall’alto il suo sapere, ma deve essere un angelo custode, deve vigilare affinché il bambino non sia intralciato nella sua libera attività. Deve osservare molto e parlare poco.”
L’insegnante deve rispettare il bambino che fa un errore, e indirizzarlo a correggersi da solo. Chiaramente l’educatore deve intervenire in modo fermo e deciso quando il bambino fa qualcosa di pericoloso per sé e per gli altri.
Non tutti agiamo e impariamo con le stesse tempistiche. Uno dei principi base del metodo Montessori trova le sue radici proprio in questa massima. Bisogna rispettare il bambino che si vuole riposare da un’attività e si limita a guardare gli altri bambini lavorare. L’educatore non deve forzarlo.
(principio comune, sviluppato anche nella pedagogia all’aperto)
Far vivere il più possibile il bambino a contatto con la natura. Perché il sentimento della natura cresce con l’esercizio. Un bambino lasciato in mezzo alla natura tira fuori delle energie muscolari superiori a quello che i genitori pensano.
“Se fate una passeggiata in montagna non prendete il piccolo in braccio, ma lasciatelo libero, mettetevi voi al suo passo, aspettate con pazienza che raccolga un fiore, che osservi un uccellino…”
Educate il bambino a prendersi cura degli esseri viventi. Le cure premurose verso piante e animali sono la soddisfazione di uno degli istinti più vivi dell’anima infantile.
“Nessuna cosa è più capace di questa di risvegliare un atteggiamento di previdenza nel piccolo che è abituato a vivere senza pensare al domani. Ma quando sa che gli animali hanno bisogno di lui e che le pianticelle si seccano se non le innaffia, il suo amore va collegando l’atto di oggi con il rinascere del giorno seguente.”
L’educatore deve concentrarsi sul rafforzare e sviluppare ciò che c’è di positivo nel bambino, i suoi pregi e i suoi talenti, in modo che la presenza delle sue capacità possa lasciare sempre meno spazio ai difetti. E mai parlare male del bambino in sua presenza
La struttura deve essere un ambiente accogliente e familiare in cui tutti i mobili e gli oggetti (sedie, tavoli, lavandini…) siano modellati sulle misure ed esigenze dei piccoli. I materiali didattici devono essere appositamente studiati, ad esempio: oggetti da montare, incastri, cartoncini… che favoriscono lo sviluppo
intellettuale del bambino e permettono l’auto-correzione dell’errore; nel caso dell’incastro, per esempio, se il bambino sbaglia sarà portato dal materiale stesso a cercare l’incastro corretto. Un bambino posto in un ambiente idoneo a contatto con i materiali giusti e sotto la guida di un insegnante attento e discreto potrà sperimentare e affinare le sue immense potenzialità.
“Il bambino è come un viaggiatore che osserva le cose nuove e cerca di capire il linguaggio sconosciuto di chi lo circonda. Noi adulti siamo i ciceroni di questi viaggiatori che fanno il loro ingresso nella vita umana…”
Ciceroni che illustrano brevemente l’opera d’arte e conducono il viaggiatore a osservare le cose più belle affinché non perda tempo in cose inutili e trovi godimento e soddisfazione in tutto il suo viaggio!
Pedagogia montessori: GLI SPAZI, GLI ARREDI ED IL MATERIALE
Gli spazi Montessori sono preparati e scientificamente programmati per offrire al bambino organizzazione, autonoma ed un eccellente sviluppo cognitivo. Tutti i materiali sono accessibili in ogni momento della giornata e la logistica degli spazi non è mai affidata al caso. L’ambiente dove i bambini si muovono liberamente risponde alle loro esigenze sotto la discreta ed attenta supervisione dell’educatore con competenze specifiche. La predisposizione naturale dei bambini verso l’apprendimento incoraggia l’utilizzo spontaneo ed autonomo dei materiali facilmente raggiungibili grazie al mobilio a loro misura.
Il materiale didattico montessoriano viene definito “materiali di sviluppo cognitivo e materiale multisensoriale e di autocorrezione”; ogni attività proposta veicola informazioni immediate e mirate ad uno scopo cognitivo specifico, ma è anche strutturata per preparare la mente del bambino ad attività successive di maggiore complessità. Le attività montessoriane costruiscono la base delle conoscenze che il bambino acquisirà nelle fasi successive della propria vita, come accade per esempio nei concetti matematici astratti. L’ambiente sobrio ed ordinato predispone alla concentrazione ed induce al rispetto del materiale e dell’ambiente di lavoro invogliandolo a mantenerlo tale.
Il ruolo dell’insegnante non è quello di imporre una lezione frontale come classicamente accadde nell’ambito scolastico, piuttosto è quello di dirigere la classe, osservando i propri alunni, intuendone le esigenze e proponendo le attività più idonee accogliendo ed interpretando i desideri di apprendimento di ognuno. Non esiste un’impostazione gerarchica dove l’insegnante è seduta dietro una cattedra a riempire di nozioni i bambini come se fossero contenitori vuoti perché è l’ambiente stesso veicolo d’apprendimento; la maestra/o ne mostra l’utilizzo e vigila in maniera discreta, guidando amorevolmente i progressi sostenendolo nell’apprendimento.
Metodo “Pedagogia all’aperto”: Principi
Nei bambini molto piccoli l’azione è fonte di apprendimento. I bambini apprendono attraverso il movimento, se non hanno la possibilità di sperimentarsi con il proprio corpo, rischiano di incontrare difficoltà nella relazione con gli altri, con il proprio corpo, con lo spazio. Gli psichiatri sostengono che una scarsa attività motoria all’aperto nell’infanzia possa portare disturbi d’ansia e panico nell’età adulta. Inoltre, l’azione porta alla conoscenza, all’approccio con gli ambienti naturali; i materiali che troviamo in natura sono importanti strumenti per sperimentare. Pediatri sempre di più affermano che i bambini che stanno molto all’aperto si ammalano di meno, in quanto batteri e virus prolificano di più al chiuso.
Se i bambini non vengono messi in condizione di saltare, di provare, di rischiare, perdono occasioni di sperimentare esperienze importantissime per la crescita fisica e psicologica.
Quelle che i bambini provano all’aperto sono fondamentali. Quando un bambino esce in giardino, la prima cosa che fa è scavare o correre, esplorare, nascondersi. L’emozione della scoperta e l’emozione del gioco. Ci sono più possibilità di gioco all’aperto e tante possibilità di prendersi cura di piante e animali.
E’ nostra, di adulti che vediamo i luoghi chiusi come più sicuri; bambini e ragazzi raramente stanno all’aperto, molti restano in casa, davanti al pc con cui comunicano, oppure sono in palestra, piscina, a scuola di musica tutti luoghi “guidati dagli adulti”, nei quali è difficile sperimentare l’attività libera. Questa paura va affrontata se vogliamo che i nostri bambini diventino sicuri di loro stessi e delle loro capacità, perché possano fare delle piccole cose per il proprio ambiente e per gli altri.
Nella fascia 0/6 anni si costruisce l’autostima dei bambini, la capacità di dire posso affrontare un’esperienza nuova.
Le esperienze naturali, mettono in condizione i bambini di prendersi cura dell’ambiente, della natura, del mondo. Si sviluppa così una dimensione importantissima per la vita emotiva del fanciullo, quella della cura di sé e del mondo che lo circonda.
L’esperienza all’aperto non deve essere un’esperienza sporadica, ma deve far parte del nostro progetto formativo e quindi essere un’esperienza della quotidianità.